“Ad ammazzarlo furono i comunisti armati delle Brigate Rosse”, dice Vittorio Feltri sul rapimento di Aldo Moro.
In occasione della Giornata delle vittime del terrorismo del 9 maggio, Vittorio Feltri pubblica un editoriale su Libero spiegando che continuerà a definirsi un anticonformista per sempre. Stroncando l’ipocrisia della sinistra, il direttore giornalistico rievoca il giorno del rapimento di Aldo Moro.
L’applauso delle Brigate Rosse
Ricordando le vittime del terrorismo durante la Giornata della memoria, Vittorio Feltri ha rievocato un episodio sul delitto di Aldo Moro. Dopo il suo rapimento, venne trovato morto all’interno di un’automobile, e “ad ammazzarlo furono i comunisti armati appartenenti alle Brigate Rosse, all’epoca molto attivi con le armi”.
Le stesse che “freddarono un centinaio di persone considerate a torto nemiche del popolo”. In quel periodo chiunque rischiava di finire sotto i colpi delle P.38, “la pistola preferita dai compagni”. “Pareva che i massacri non terminassero mai, poi invece lo Stato riuscì a porre fine alla strage”, come ha ricordato anche Mattarella.
Tuttavia, molta gente a quei tempi era tifosa dei terroristi rossi. “La mattina in cui l’illustre personaggio venne sequestrato io mi trovavo in un teatro di Bergamo, dove si svolgeva un convegno sindacale. Il mio compito era di descrivere l’evento”, rivela Feltri.
E proprio durante quell’evento sul palco si precipitò “un signore assai eccitato che diede alla platea il drammatico annuncio: è stato rapito Aldo Moro dalle Brigate Rosse”. Ma ecco che la platea scoppiò in un applauso “che mi fece venire i brividi”. “Ciò mi dimostrò che i delitti dei terroristi godevano della approvazione di una larga fetta dell’opinione pubblica”, aggiunge il direttore di Libero.
Feltri: “Io anticomunista”
“Da quel terribile evento è trascorso quasi mezzo secolo, tuttavia ancora oggi si parla di antifascismo e si trascurano le prodezze dei marxisti. È una vergogna”, scrive Feltri nel suo editoriale. Per un mese Aldo Moro fu tenuto prigioniero dai banditi, che “tentarono di trattare con i vertici della politica il prezzo della liberazione del capo democristiano”.
“Ma tranne pochi parlamentari, tra cui Craxi, nessuno volle negoziare. Cosicché la vittima in questione venne condannata a morte. Una vicenda tragica e indimenticabile che invita le persone perbene ad essere anticomunisti da qui all’eternità“, conclude il direttore.